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10 maggio 2012

È scudetto, dopo sei anni, dopo la serie B, dopo le paure degli ultimi 90’. La Juve torna a vincere nella trasferta più strana, a Trieste, e con l’aiuto a distanza dell’Inter, ironia del calcio. Scudetto numero 28 per gli albi d’oro, numero 30 per i tifosi bianconeri che rivendicano con orgoglio anche i due titoli tolti per Calciopoli. A Trieste è stata una gara emozionante e tesa, anche per le notizie che rimbalzavano da San Siro e infine la gioia repressa dopo tanti anni si è sciolta in un abbraccio tra giocatori e Antonio Conte, il tecnico che ha dato la sua impronta vincente ai bianconeri. Quella sera sul 2-0 i tifosi hanno esultato prima della fine perchè dal Meazza arrivava la notizia del 4-2 dell’Inter sul Milan, rivale di tante polemiche. Per la «gara della vita» lo stadio «Rocco» non fa il tutto esaurito atteso: tranne che per la curva juventina, gli spalti mostrano ampi vuoti; anche tra i sostenitori cagliaritani la disaffezione, più nei confronti di Cellino che della squadra - è evidente.
Conte ripropone a sorpresa Matri in avanti assieme a Vucinic; a destra al posto dell’infortunato De Ceglie torna Pepe. Ficcadenti prova a mettere insieme un attacco «pesante» con Ibarbo fin dall’inizio assieme a Pinilla. La partita si mette subito bene per i bianconeri, che al 6’ fanno l’1-0 con un lancio lungo di Vidal «alla Pirlo», che scavalca la linea difensiva cagliaritana per Vucinic, che entra in area sul filo del fuorigioco e incrocia basso battendo Agazzi. Il Cagliari cerca di reagire e volonterosamente prova a guadagnare terreno, anche con qualche durezza che Orsato consente. Al 14’ un boato scuore lo stadio al primo vantaggio dell’Inter, ma la Juve non forza il ritmo, pur trovando un paio di occasioni al 16’ con un tiro da 30 metri di Pirlo e soprattutto con una botta di Pepe in area un minuto dopo. Preoccupazione al 22’ per Stefan Lichtsteiner, che crolla a terra dopo uno scontro di testa con Pinilla, senza rialzarsi. Intervengono gli operatori del 118 che lo portano per accertamenti all’ospedale di Cattinara. Il Cagliari si fa coraggio e insiste, ma le sue folate risultano confuse e fallose.
La Juve invece comincia a indietreggiare, facendo temere la fotocopia della gara con il Lecce. Al 45’, quando su Trieste inizia a piovere, Pepe cerca la conclusione bassa a rientrare in area da sinistra ma sfiora il palo. A inizio ripresa il gelo si diffonde sugli spalti alla notizia del raddpoppio di Ibrahimovic e del vantaggio milanista, ma poco dopo lo stadio si enusiasma per il pareggio di Milito, proprio mentre all’8’ Cossu - entrato per dare ordine alla manovra - finisce giù in area a contatto con Chiellini, ma viene ammonito per simulazione. Il nervosismo si trasmette anche sugli spalti, con qualche polemica nei confronti dei dirigenti bianconeri. La Juve a questo punto cerca di chiudere il confronto. Più di tutti ci prova Pepe, che al 12’ tira dopo un appoggio impreciso in contropiede di Vucinic. Il macedone risponde al 19’ girandosi bene in area ma tirando alto. Al 27’ ancora lui scambia con Giaccherini e dall’angolo a girare cerca l’angolino, ma Agazzi salva miracolosamente. Infine, la superiorità tecnica juventina viene fuori con il raddoppio al 29’, grazie alla pressione di Borriello che si trova sulla linea di un cross basso di Caceres da destra e viene anticipato sfortunatamente da Canini, che fa un pallonetto al proprio portiere. Quattro minuti più tardi lo stadio esplode per il 3-2 interista, poi al 4-2 è l’apoteosi, con Conte che non sta nella pelle. C’è tempo per l’ultimo tiro di Conti, ma poi la gioia juventina si scatena al fischio finale, con un’invasione di campo attesa per molto, troppo tempo.


                                                                                                                Falbo Giovanbattista III A ITC

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